Francesco Cavalli (Pier Francesco Caletti-Bruni) nacque a Crema nel 1602 e fu, sin dai primi anni della sua vita,  allievo del padre Giovan Battista Caletti-Bruni che era musicista presso il Duomo di Crema. Negli anni 1614-1615 era podestà di Crema il veneziano Federigo Cavalli, il quale, al termine del suo governo (marzo 1616), rientrò in Venezia dove condusse il giovane Pier Francesco per farlo perfezionare nei suoi studi musicali per i quali “manifestava ottime disposizioni, cantando con leggiadria. Brillava allora alla testa della Cappella ducale Claudio Monteverde.” Il giovane Caletti-Bruni “fu scelto a dar luce a questa gemma” dapprima come sopranista e dal 1628 come tenore. Fu allievo di Monteverdi secondo quanto asserisce indirettamente Barbara Strozzi nella dedicatoria delle “Cantate, Ariette e Duetti” del 1651 dove ella si definisce allieva di un allievo di Monteverdi. Cavalli è stato il primo produttore di musica operistica su base imprenditoriale: dal 1639 al 1666 ha prodotto ininterrottamente la musica di uno o due drammi musicali all’anno rappresentati sia nei teatri veneziani sia in quelli europei. Egli fu il primo operista a titolo pieno. La sua fama di “huomo eccellente per la composizione di opere in musica” era talmente grande che fu invitato in Francia dallo stesso Luigi XIV per comporre un’opera in occasione dei festeggiamenti delle nozze del sovrano francese con l’infanta di Spagna.

Nel 1665 venne nominato primo organista e nel 1668 succedette a Giovanni Rovetta nella carica di maestro della cappella marciana.

Abbandonato il teatro, gli ultimi dieci anni di vita furono rivolti alla musica sacra. Si dedicò alla composizione del Requiem a 8 voci e basso continuo nello stylus antiquus e alla raccolta dei “Vesperi a 8 voci” che furono pubblicati nel 1675. Morì il 14 gennaio 1676, lasciando del denaro per eseguire due volte l’anno la sua messa da Requiem.

La prima raccolta monografica di Musiche Sacre (precisiamo che precedentemente erano apparsi dei motetti a una, due e tre voci con basso continuo nelle raccolte “de diversi eccellentissimi autori” quali la Ghirlanda sacra del 1525, Arie a voce sola e Sacra Corona Motetti del 1656), dedicata al cardinale Giovanni Carlo de’ Medici, fu pubblicata a Venezia nel 1656 e proprio da essa abbiamo tratto i brani che eseguiremo in questa occasione. La varietà di forme musicali contenute in quest’opera costituiscono un impressionante testimonianza del suo continuo interesse per la musica religiosa. La raccolta contiene una Messa Concertata per doppio coro e strumenti (scritta probabilmente in occasione della Messa Solenne celebrata nella Basilica di S. Marco il 1 maggio 1644 per la riconciliazione tra il Vaticano e il Ducato di Parma, che avevano avuto controversie religiose per quattro anni e nelle quali Venezia si era schierata a favore di quest’ultimo), undici Salmi, cinque Inni (strutturati nel seguente modo: coro, ritornello strumentale, soli, ritornello, coro e strumenti insieme), un Magnificat per doppio coro e strumenti, quattro antifone Mariane (a 2, 3, 4 e 5 voci con basso continuo), e sei sonate strumentali a 3, 4, 6, 8, 10 e 12 voci stilisticamente ispirate ai modelli del XVI secolo (la canzon a 3, suddivisa in cinque sezioni, è la più moderna e si chiude su una passacaglia di quattro suoni discendenti per grado congiunto, il cosiddetto tema del Lamento, affidati alla parte del continuo).

Nella prefazione delle Musiche Sacre del 1656 Cavalli precisa che il suo “genio è stato sempre lontano dalle stampe” e che aveva piuttosto “acconsentito a lasciar correre” le sue “debolezze dove le portò la fortuna col mezzo della penna, che con quello dei torchi”. Egli si presenta pertanto come una persona umile, modesta e piuttosto schiva. Al contrario, come riconoscevano i suoi contemporanei, egli non solo era un compositore raffinato, ma anche un impareggiabile organista nonché un ottimo cantante. Giovanni Battista Volpe, nella dedica a Cavalli, contenuta nei “Madrigali Concertati” composti da Giovanni Rovetta, pubblicati a Venezia nel 1645, lo invita a pubblicare la sua musica: “L’Organo di S. Marco reso divino dalla dotta mano di V. S. è la minor prova, ch’ella fà del suo molto valore. Posciache l’esquisitezza delle sue celebratissime composizioni è tale, ch’ella rapisce con esse loro e nelle Chiese, e nelle Camere, e ne’ Teatri gli animi di tutti. Ritenuta però V. S. và tanto in pubblicarle al mondo, che defrauda con la sua troppa modestia l’ansioso desiderio della commune richiesta. E veramente mentre concorrono in lei trè qualità esimie, ch’ella, e sa vestire nobilmente i soggetti (sa comporre), e impareggiabilmente cantarli, & accompagnarli con la leggiadra accuratezza su l’istromento, credo io che non voglia V. S. far torto con metter alla stampa le sue ottime composizioni, all’altre due prerogative ch’ella possiede, di ben cantarle & accompagnarle, che sono viui tesori incapaci della stampa. Ma questo è defraudare i lontani, e i posteri d’ogni frutto del suo ricchissimo ingegno.”

Cavalli non fu un innovatore. Fece proprie le tecniche compositive dei suoi predecessori, dando loro però quel vigore e quel colore che sono tipici del suo stile. Egli era soprattutto un drammaturgo: la sua musica caratterizzava con intensità le immagini e i gesti contenuti nei testi poetici.

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